Vertigini e disequilibrio: terapia con agopuntura a Torino

L’agopuntura nelle vertigini e nel disequilibrio

Vertigini o disequilibrio? Questa è la prima domanda a cui un medico deve rispondere prima di instaurare qualsiasi trattamento. Questa è stata negli anni la mia stella polare, a partire dalla mia pratica come Medico di Medicina Generale, molto tempo prima di diventare agopuntore a tempo pieno. Attraverso un’accurata anamnesi e test clinici mirati possiamo effettuare una distinzione abbastanza netta tra le due condizioni: se appuriamo una vera vertigine, è doveroso l’invio ad uno specialista otorinolaringoiatra esperto in vestibologia, mentre in caso di disequilibrio potremmo occuparcene in prima persona, in qualità di agopuntori.

Come si distingue una vertigine vera da un disequilibrio

La vertigine può essere definita come un’erronea percezione di movimento: in pratica, il nostro corpo o l’ambiente circostante sembrano muoversi anche quando in realtà sono fermi, configurando nel primo caso una vertigine soggettiva e nel secondo caso una vertigine oggettiva. Nella vertigine “vera” esistono poi altri segni e sintomi peculiari, che nel loro insieme vengono definiti sindrome vestibolare. Tale sindrome è invece assente – o se presente si esprime in forma quasi impercettibile – nel disequilibrio.

Sistema vestibolare e sindrome vestibolare

Il sistema vestibolare è quella parte del sistema nervosa deputata al controllo dell’equilibrio. Tale sistema si basa sull’esistenza dei recettori vestibolari situati nell’orecchio interno: si tratta di speciali antenne che registrano la posizione assunta dal nostro corpo nello spazio, convertendola in un segnale elettrico che viene trasportato all’interno del sistema nervoso attraverso il nervo vestibolare. Le informazioni provenienti dai recettori vestibolari si integrano con quelle provenienti dal cervelletto: anche questa struttura concorre infatti al mantenimento di un corretto equilibrio. Le informazioni vengono infine elaborate in forma definitiva nel sistema nervoso centrale.  Il danno di una qualsiasi delle strutture che compongono il sistema vestibolare si traduce in una sindrome vestibolare. In primo luogo abbiamo quindi una vertigine, che generalmente è di tipo oggettivo quando il danno è periferico (recettori o nervo vestibolare) oppure di tipo soggettivo se il danno è a carico del sistema nervoso centrale. Oltre alla vertigine, osserviamo tipicamente la presenza di particolari movimenti oculari che vengono designati con il termine nistagmo, spontanei oppure evocati da particolari posizioni del capo. Il medico può anche evocare il nistagmo chiedendo al paziente di seguire il movimento di un dito o di una penna, mantenendo il capo immobile. Il test di Romberg è un esame clinico semplice ma di fondamentale valore, consistente nel far assumere al soggetto la postura eretta, con le gambe e i piedi ravvicinati e le braccia tese in avanti, formanti cioè con il tronco un angolo di novanta gradi, prima ad occhi aperti e successivamente ad occhi chiusi: in caso di sindrome vestibolare, si osserveranno oscillazioni del corpo più o meno marcate e il soggetto tenderà infine a cadere verso un lato. Il test di Romberg sensibilizzato è simile al precedente, ma in questo caso i piedi non sono uniti, ma si trovano l’uno davanti all’altro, con il tallone di un piede posto davanti all’alluce dell’altro piede. Sovente, nella sindrome vestibolare, si verifica pure una deviazione segmentaria tonica degli arti, più evidente ad occhi chiusi: ad esempio, chiedendo al paziente di allungare gli arti superiori, si osserva una progressiva deviazione verso destra o verso sinistra. Sempre ad occhi chiusi, si può ancora riscontrare un tipico cammino a stella, dovuto al fatto che, ad ogni passo, il soggetto devia bruscamente verso destra o verso sinistra. Un altro test utile per la diagnosi di sindrome vestibolare,  ampiamente noto, è quello indice-naso, in cui si chiede al soggetto di toccarsi – ad occhi chiusi – la punta del naso con l’indice della mano. Rientra infine nella sindrome vestibolare la presenza di nausea e sudorazione, dovuti ad una sollecitazione del sistema nervoso autonomo.

Le cause più comuni di vertigine

Le cause di vertigine possono essere centinaia, ma quelle più comuni non sono poi molte. In corso di infezioni batteriche o virali, si possono ad esempio osservare le tipiche labirintiti, non difficili da riconoscere, proprio perché vi sono tanti sintomi di accompagnamento come dolore all’orecchio (otiti), riniti o sinusiti, mal di gola, tosse e spossatezza. Una condizione frequente, che può colpire anche soggetti giovani, è la cosiddetta vertigine posizionale parossistica benigna – detta anche cupolilitiasi – scatenata da particolari cambiamenti di posizioni, e legata alla presenza di micro-concrezioni (in altri termini piccoli calcoli) nell’orecchio interno. Un condizione piuttosto grave è la sindrome di Menière, causata da un incremento della pressione dei liquidi all’interno dei labirinti. Altre rare condizioni sono poi le infiammazioni del nervo vestibolare – denominate neuriti – oppure alterazioni di varia natura del sistema nervoso centrale, di tipo vascolare, degenerativo o tumorale. Non di rado alcuni farmaci si rivelano tossici per il sistema vestibolare, potendo quindi causare vertigini. Non va infine dimenticato che le vertigini possono verificarsi anche nella fase immediatamente antecedente una crisi di emicrania, fase che viene denominata aura. In presenza di una vertigine vera, il medico invia il paziente ad uno specialista otorinolaringoiatra, che effettuerà prima di tutto un esame approfondito del sistema vestibolare attraverso le cosiddette prove vestibolari, oltre ad un esame audiometrico per verificare la corretta integrità dell’apparato uditivo. In caso di dubbio diagnostico, lo specialista prescriverà anche eventuali esami di imaging, come la Risonanza Magnetica Nucleare per escludere lesioni a livello del nervo vestibolare o del sistema nervoso centrale. Attraverso opportune manovre liberatorie, l’otorinolaringoiatra è anche in rado di far regredire in poco tempo una vertigine, soprattutto se l’intervento è precoce.

Che cos’è il disequilibrio

Dopo aver visto come si manifesta la vertigine vera, quali sono le cause più comuni e come si diagnostica, analizziamo ora invece cos’è il disequilibrio. Va subito detto che la maggior parte di quelle che il paziente descrive come vertigini sono in realtà delle “false vertigini”, trattandosi appunto di disequilibrio. Il termine instabilità – per quanto meno appropriato dal punto di vista medico – è spesso compreso meglio dal paziente, e sembra essere più calzante e più coerente con la sensazione soggettiva che ci riferisce. Non vi è infatti la percezione erronea di movimento del proprio corpo o dell’ambiente circostante, bensì una sensazione di difficoltà a mantenere un equilibrio stabile, generalmente più evidente ad occhi chiusi. Di solito la sindrome vestibolare è assente o impercettibile, con lievi oscillazioni del corpo ad occhi chiusi: il quadro è parafisiologico, nel senso che più che un danno organico esiste un malfunzionamento del sistema vestibolare. Il compito del sistema vestibolare è infatti quello di valutare, momento per momento, la posizione del corpo nello spazio, elaborando gli impulsi provenienti dai recettori di posizione. Oltre ai recettori posizionati nell’orecchio interno, che abbiamo sopra descritto, esistono altri recettori che informano prontamente il cervello sulla posizione assunta dal corpo. Innanzitutto quelli visivi, poi quelli dei tendini e dei muscoli – chiamati propriocettori – ed infine quelli posti nella pianta del piede, che ci informano sulle caratteristiche del terreno influenzando quindi la deambulazione. I segnali provenienti dai recettori periferici devono essere coerenti tra loro, e chi stabilisce la loro congruità è il sistema nervoso centrale, che li integra in una visione d’insieme. In altri termini il cervello è il “direttore d’orchestra”, oppure la centralina di comando se vogliamo, che elabora i segnali in entrata e restituisce dei feedback che servono a regolare la posizione del corpo nello spazio. Quando uno dei recettori non funziona adeguatamente, si genera un conflitto tra le informazioni che vengono trasmesse al sistema nervoso centrale, producendo uno stato di confusione: l’elaborazione centrale risulterà quindi difettosa, traducendosi in una difficoltà a regolare l’equilibrio. Oltre che per un difetto di informazione che parte dalla periferia, tale elaborazione può anche essere carente quando il sistema nervoso centrale è in uno stato di sofferenza, ad esempio qualora esistano problemi di microcircolazione cerebrale: non è un caso, che molti anziani soffrano di disequilibrio. Il disequilibrio può derivare poi da una condizione mista, in cui esiste un deficit periferico ed uno centrale.

L’agopuntura è una terapia efficace del disequilibrio

Quando mi viene chiesto come funzioni l’agopuntura, una delle mie risposte più frequenti è: “perché favorisce l’equilibrio psico-fisico dell’organismo”. Favorire l’equilibrio è il compito principale dell’agopuntura, attraverso innumerevoli azioni che si esplicano tanto a livello periferico – migliorando la funzione dei recettori posturali – quanto a livello centrale potenziando l’integrazione delle informazioni che da essi provengono. Ad esempio, una delle cause più comuni del disequilibrio è la disfunzione del rachide cervicale, per processi di artrosi o tensioni di natura posturale ed emotiva. Quanto il rachide cervicale sia importante nel mantenimento dell’equilibrio lo vediamo in maniera eclatante nel mondo animale ed in particolare nel gatto: se lo lasciamo cadere dall’alto in posizione capovolta (con la pancia in su per intenderci) egli è in grado di riassumere la corretta posizione e di atterrare perfettamente sulla quattro zampe proprio sfruttando i recettori posturali del collo. E’ infatti a partire dal collo che parte il ri-allineamento dell’intero corpo, che può così completarsi in pochissimo tempo. Le problematiche del collo sono estremamente frequenti, tanto nel giovane – spesso per un errato utilizzo del videoterminale o dello smartphone, unitamente a posture scorrette e a tensioni emotive che si scaricano sulla muscolatura cervicale – quanto nell’anziano, dove è frequente l’artrosi. Ebbene, l’agopuntura esercita sul collo innumerevoli effetti benefici, in primis quello miorilassante e decontratturante, oltre a quello antinfiammatorio e antalgico: il tutto si traduce in un miglioramento dell’efficienza dei suoi propriocettori. L’agopuntura esercita poi una potente azione ansiolitica e anti-stress, che concorre al rilassamento della muscolatura cervicale. Oltre che sul collo, l’agopuntura sembra esercitare un’azione posturale generale su tutti i distretti corporei, migliorando quindi la coerenza delle informazioni provenienti dalla periferia. Persino il recettore visivo può beneficiare dell’agopuntura, come documentato da recenti studi scientifici. Ma soprattutto l’agopuntura influenza l’integrazione dei segnali a livello del sistema nervoso centrale, potenziando la comunicazione tra i due emisferi cerebrali, migliorando la capacità di dialogo delle varie strutture del cervello, e addirittura promuovendo la formazione di nuove sinapsi attraverso il rilascio di un fattore neurotrofico chiamato BDNF. Per queste ed altre ragioni che ancora ci sfuggono, l’agopuntura può essere di grande aiuto nel disequilibrio di qualunque origine, come terapia di elezione. Tuttavia anche nel caso di una vertigine vera l’agopuntura può essere utile, attenuando i sintomi, andandosi però in questo caso ad integrare con le opportune manovre e terapie prescritte dallo specialista.

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