Tiroide e agopuntura: una cura naturale a Torino

TIROIDE: E’ VERO CHE L’AGOPUNTURA PUO’ ESSERE UTILE?

Nei consueti percorsi di diagnosi e cura della tiroide, non viene quasi mai contemplata la possibilità di curare le relative patologie in modo naturale, ad esempio con l’agopuntura. Ancora oggi si crede che questa terapia sia “esoterica”, ed in quanto tale ingiustificata e non provata dal punto di vista scientifico. Le cose non stanno esattamente così, poiché questa straordinaria terapia – che ha già dimostrato la sua validità scientifica in svariati ambiti come la cefalea e l’emicrania, la nausea etc…ricevendo consensi dai principali enti scientifici come il WHO, l’OMS e il NIH – può essere utile anche in ambito endocrinologico per curare la tiroide. Certo chi se ne occupa deve sapere quello che fa, e deve spesso integrare questi trattamenti non convenzionali con le terapie usuali. L’agopuntura nella cura della tiroide ha basi solide, tra cui la capacità di modulare il sistema immunitario, ed è per questo che può essere utile, soprattutto se usata al primo insorgere delle patologie, quando la funzionalità della tiroide non è ancora compromessa in modo grave e irreversibile.

LE NUMEROSE FUNZIONI DELLA TIROIDE

La tiroide svolge il ruolo di “regina” nell’ambito del funzionamento ormonale, regolando praticamente tutte le funzioni del nostro organismo. Quasi tutte le cellule del corpo umano sono influenzate dagli ormoni prodotti da questa ghiandola: nello specifico, gli ormoni tiroidei sono la triiodotironina (T3) e la tetraiodotironina (T4). La corretta produzione di T3 e T4 da parte della tiroide dipende a sua volta da un ormone prodotto da un’altra ghiandola, l’ipofisi, e chiamato per l’appunto ormone tireostimolante (TSH). Esiste un equilibrio tra tutti questi ormoni, tale per cui quando i livelli di T3 e T4 si riducono – come nell’ipotiroidismo – l’ipofisi incrementa il rilascio di TSH per cercare di stimolare la tiroide “impigrita”, mentre in caso di aumento dell’attività tiroidea – condizione nota come ipertiroidismo – l’ipofisi riduce la produzione di TSH, poiché la tiroide è già iperattiva. Le funzioni della tiroide sono innumerevoli, ma possiamo così sintetizzarle:

Regolazione del metabolismo e della temperatura corporea

La tiroide stimola tutte le funzioni degli organi e la produzione di calore, accelerando il metabolismo e potenziando l’azione delle catecolamine.

Azione sul sistema nervoso

La tiroide stimola le funzioni cognitive, la vigilanza e l’adattamento alle condizioni di stress. A questo proposito, gli ormoni tiroidei sono importanti neuromodulatori nel sistema nervoso centrale

Promozione della crescita dell’individuo

Un corretto funzionamento della tiroide è essenziale per la maturazione degli organi ed in particolare per quella del sistema nervoso, per cui una condizione di ipotiroidismo fetale e neonatale, se non corretta, può indurre deficit cognitivi importanti (cretinismo infantile).

LE ALTERAZIONI DELLA TIROIDE

I motivi per cui una tiroide può sviluppare un malfunzionamento possono essere svariati, ma due sono particolarmente rilevanti: la carenza di iodio e i processi autoimmunitari. Rispetto al primo fattore, oggi tale carenza è molto più rara che in passato, e i casi di gozzo endemico sono anch’essi sporadici: resta tuttavia il fatto che per una salute ottimale della tiroide è essenziale un’introduzione regolare ed equilibrata di prodotti contenenti iodio, che vanno dall’acqua ai prodotti ittici. Anche il selenio è un oligoelemento essenziale per la salute della tiroide. Le patologie autoimmunitarie della tiroide sono invece estremamente frequenti: si pensi che la malattia nota come tiroidite di Hashimoto colpisce tra il 5 e il 15% delle donne. Questa malattia è dovuta ad una ribellione del sistema immunitario, che riconosce come estranei i tessuti tiroidei, aggredendoli: si parla infatti di tiroidite linfocitaria, poiché nel tessuto ghiandolare si concentrano le cellule del sistema immunitario, in particolare i linfociti. Un altro elemento fondamentale di questa patologia è la formazione di anticorpi diretti contro la tiroide, ed in particolare contro la tiroeoperossidasi (Ab anti TPO) e contro la tireoglobulina (Ab anti TG). Come esito dell’infiammazione tiroidea si osserva una lenta e progressiva riduzione della funzionalità tiroidea: in una prima fase il TSH aumenta, in modo da conservare una produzione accettabile degli ormoni tiroidei, solo in un secondo tempo – e non in tutti i pazienti – si osserverà un franco quadro di ipotiroidismo con una significativa riduzione dei livelli di T3 e di T4 , che necessita di un trattamento sostitutivo con ormone sintetico (solitamente levo-tiroxina *Eutirox). Nonostante i valori di T3 e T4 possano essere per molto tempo normali, anche per tutta la vita, sin dai suoi esordi la tiroidite di Hashimoto induce sintomi fastidiosi, talvolta invalidanti, poiché gli ormoni tiroidei non riescono ad agire come dovrebbero: i principali di essi sono la stanchezza e la freddolosità alle mani e ai piedi, per l’incapacità del corpo di produrre energia e riscaldarsi.

IPOTIROIDISMO SUBCLINICO: TERAPIE CONVENZIONALI E AGOPUNTURA 

Proprio perché la funzionalità tiroidea è ridotta ma “compensata” da un incremento del TSH, e i sintomi avvertiti dal soggetto possono essere poco rilevanti, almeno in un primo tempo, si parla di ipotiroidismo “subclinico”. Non esiste nella comunità scientifica un accordo unanime su quando iniziare un trattamento “sostitutivo” con l’ormone sintetico. In passato si è cercato di stabilire un livello di TSH oltre il quale fosse indispensabile tale trattamento, mentre oggi si dà più importanza ai sintomi: se il soggetto lamenta sintomi disturbanti, è utile iniziare il trattamento, partendo ovviamento da bassi dosaggi (di solito 25 microgrammi), poiché la levo-tiroxina è comunque un farmaco e può indurre effetti collaterali come sudorazione, tachicardia, tremori, insonnia, ansia etc… La terapia sostitutiva può però essere gravata da uno svantaggio: può richiedere nel tempo un incremento del dosaggio, che “impigrisce” sempre di più il funzionamento “spontaneo” della tiroide, in virtù del fatto che l’ormone somministrato riduce i livelli di TSH. Nel tempo può cioè venire a mancare il fattore principale “naturale” che stimola la ghiandola tiroidea . Di qui l’estremo interesse, da parte non solo di chi si occupa di terapie “non convenzionali”, ma anche di medici endocrinologi, a contemplare approcci diversi, come ad esempio la somministrazione di Selenio che, al dosaggio di 150-300 microgrammi al giorno, può essere in grado di ridurre gli anticorpi anti TPO e TG, nonché i livelli di TSH. Si pensi che non necessariamente bisogna introdurre un integratore a base di Sali di selenio, ma potrebbero essere sufficienti 3-4 noci del Brasile al giorno, che sono ricchissime di questo oligoelemento. Per chi scrive, è invece affascinante l’idea di trattare l’ipotiroidismo subclinico con l’agopuntura e la moxibustione, antichissime terapie della Medicina Tradizionale Cinese. Perché queste terapie possono essere utili? Come agiscono sul corpo umano e sulla tiroide? Ci sono evidenze scientifiche?

AGOPUNTURA E TIROIDE

Per approcciare le patologie della tiroide con l’agopuntura un medico – si ricorda che in Italia solo i medici possono esercitare l’agopuntura – deve conoscere molto bene sia l’endocrinologia (cioè la disciplina medica ufficiale che studia gli ormoni) sia la Medicina Tradizionale Cinese. Quest’ultima effettua una diagnosi ed una terapia personalizzata, basata su varie metodiche tra le quali è imprescindibile l’esame del polso e della lingua. Sebbene i quadri sottostanti un ipotiroidismo subclinico possano essere molti, per lo più essi sono dovuti ad un deficit di YangQi del Rene: significa che l’organo Rene, da cui dipende il funzionamento di tutto l’organismo, è indebolito, soprattutto nella sua funzione di produrre il qi (l’energia vitale) e lo Yang (il calore). Esiste poi una stretta interdipendenza tra il Rene e il Cuore, dove è alloggiata la Mente Cosciente chiamata Shen: un deficit di Yang del Rene comporta pertanto un indebolimento dello Shen, da cui astenia, apatia, sonnolenza etc…Scopo del trattamento è quindi rinforzare l’organo Rene, anche attraverso la somministrazione di calore in corrispondenza degli agopunti: nello specifico la metodica si chiama moxibustione, e si basa sulla combustione di una pianta essiccata chiamata “Artemisia Vulgaris” che possiede la qualità unica di rilasciare in modo graduale e profondo il calore. Che queste terapie possano essere utili lo dimostrano alcuni studi scientifici, come quello di Xia Y et al. del 2012 condotto su 42 pazienti, dove si è osservato, nel gruppo di pazienti sottoposto a moxibustione in aggiunta alla terapia con 25 microgrammi di levotiroxina, un significativo miglioramento clinico ed una maggiore riduzione del TSH rispetto a chi era stato trattato solo con i farmaci occidentali. In particolare erano stati sottoposti a moxibustione due punti – CV4 guanyuan e GV-4 mingmen – che guarda caso sono i punti più importanti per tonificare il Rene.

CURA DELLA TIROIDE: RAZIONALE DI UTILIZZO DELL’AGOPUNTURA

Ad oggi non sappiamo esattamente quali siano gli effetti dell’agopuntura sulla tiroide, ma possiamo ipotizzare alcuni meccanismi d’azione sulla base degli effetti che questa terapia ha già dimostrato in altre patologie. In primis la modulazione del sistema immunitario, in particolare a livello dei  linfociti T helper 17  da cui dipende la produzione degli autoanticorpi. L’effetto antinfiammatorio dell’agopuntura svolge anch’esso un ruolo cruciale, ben documentato dalla Letteratuta Scientifica. Vi sono poi gli effetti sul DNA dell’agopuntura, ed in particolare sui geni regolatori come i fattori di trascrizione, da cui dipende l’espressione degli altri geni. L’agopuntura svolge inoltre importanti effetti “tonici” sul sistema nervoso centrale, regolando in particolare la produzione di serotonina, alleviando importanti sintomi cognitivi quali la perdita di concentrazione e memoria, la letargia, l’apatia e l’abulia.

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