Agopuntura e acufeni: a Torino una cura efficace

Agopuntura e acufeni

Abbiamo descritto in un precedente articolo cosa sono gli acufeni, quali sono le cause e come possono essere diagnosticati. Abbiamo anche spiegato che in una rilevante quota di soggetti gli acufeni sono idiopatici, non riconoscendo alcuna causa evidente. Il trattamento degli acufeni è da sempre problematico, per il medico di famiglia, per lo specialista, e per qualunque medico. Oggi però le neuroscienze ci aiutano a comprendere quali sono i meccanismi sottostanti, e quali sono le terapie potenzialmente utili. Tra queste vi è certamente l’agopuntura, ma a certe condizioni.

L’agopuntura nell’acufene tra teoria e pratica

La Medicina Tradizionale Cinese (MTC) descrisse nel dettaglio gli acufeni oltre Duemila anni fa, classificandoli in relazione al quadro energetico sottostante. Sono numerosi i punti di agopuntura studiati dalla MTC e che hanno come indicazione l’acufene: molti di questi punti, ad esempio, agiscono sul Vento patogeno, che spesso è di origine interna, “sollevandosi” dal Fegato per effetto di Emozioni disturbanti come la rabbia e la collera. Questi acufeni, che possiedono una tonalità acuta che ricorda un fischio, sono quelli che nella mia esperienza hanno maggiori probabilità di attenuarsi per effetto dell’agopuntura. Questo non deve stupirci, poiché l’agopuntura riequilibra la sfera psico-emotiva, spesso secondo una tempistica molto rapida: dovendo quindi scegliere quali acufeni trattare, indirizzerei certamente i miei sforzi sulla tipologia descritta. Per altri tipi di acufeni, che dal punto di vista della MTC sono espressione di un deficit energetico più profondo, come quello di Rene (in questo caso l’acufene ricorda lo scorrere dell’acqua) il trattamento è probabilmente più ostico, e richiede un trattamento decisamente più lungo. Poiché alla base degli acufeni esiste sempre una disfunzione energetica che può essere corretta, in MTC non vi sono ostacoli insormontabili nel trattamento degli acufeni, se non il già citato fattore tempo che può anche essere molto lungo. Dal punto di vista empirico,  un paziente spesso sull’orlo della disperazione è poco incline ad attendere mesi e mesi prima di apprezzare benefici tangibili. Ecco perché a mio avviso occorrono ulteriori parametri per selezionare in modo accurato i pazienti da trattare, e soprattutto per motivarli. Proviamo a partire dalla domande che più spesso mi pongono i pazienti, traendo da esse spunto per affrontare il discorso anche da un punto di vista scientifico.

Dottore, quando passerà questo fischio?

Per guarire, bisogna da subito abbandonare le aspettative irrealistiche e, soprattutto, cambiare approccio psicologico. “L’acufene sparirà progressivamente, ma non come lei pensa. Si attenuerà finché se ne dimenticherà”. Questo in effetti è quello che accade nella maggioranza dei casi: non c’è un tasto off che per magia disattiva l’acufene. Questo in agopuntura può accadere nel dolore acuto, ma non in una patologia come l’acufene, dove invece vale la legge: meno ci penso, meno lo sento. Un’altra conferma di questa verità viene dai pazienti guariti dall’acufene, che dopo stati trascinati sull’orlo della disperazione, ad un certo punto, mesi o anni dopo affermano: “in effetti non ci ho più pensato”. Ecco come scompaiono gli acufeni: quando non gravitano più intorno alla sfera della consapevolezza. Per questa stessa ragione, meglio non indirizzare l’agopuntura al trattamento esclusivo degli acufeni, ma curare tutti gli altri disturbi che il paziente ci presenta, ignorando il più possibile gli acufeni. Questo in agopuntura è possibile utilizzando punti con azioni multiple, che agiscono su un problema e che contemporaneamente trattano l’acufene. Spesso, tra l’altro, il quadro energetico sottostante è il medesimo. Così il paziente non ha la sensazione di spendere inutilmente denaro, perché comunque sta curando proficuamente altri problemi. Soprattutto, con questo approccio,  si distoglie poi l’attenzione del soggetto dal sintomo disturbante, depotenziandolo. In questo modo, magicamente, può accadere che l’acufene scompaia!

Quante sedute ci vogliono per avere un effetto?

Tra successi e insuccessi, ho imparato un’altra regola empirica: il trattamento degli acufeni funziona meglio se non ci si pone alcun limite di sedute. Quando ho iniziato a praticare l’agopuntura, diversi anni or sono, proponevo spesso ai pazienti un tentativo terapeutico di tre sedute, mentre oggi ho rivisto in modo radicale questo approccio. Poiché spesso nell’acufene cronico vi è un’attivazione delle risposte di stress e ansia, meglio non esasperare queste reazioni, inducendo aspettative circa l’esito della terapia. Al contrario, è più opportuno liberare il paziente da inutile attese e verifiche, infondendogli comunque fiducia, anzi la certezza che comunque l’agopuntura produrrà innumerevoli effetti benefici a livello del sistema nervoso. Si procede così con un ciclo di dieci sedute, una alla settimana, seguito da una seduta mensile di mantenimento. Del resto, affinché si realizzi il fenomeno della neuroplasticità – cioè la formazione di nuove sinapsi in grado di rimpiazzare quelle patologiche – occorre un po’ di tempo. Naturalmente puo’ anche succedere che l’acufene regredisca dopo poche sedute, soprattutto quando possiede una tonalita’ alta.

Secondo lei l’agopuntura nel mio caso può essere utile?

Sulla base del modello di interpretazione dell’acufene che ho esposto nell’articolo precedente, le condizioni in cui l’agopuntura può avere maggiori probabilità di successo sono quelle in cui vi sono evidenti risposte di ansia e di stress. Sono queste, infatti le principali responsabili del fenomeno della progressiva centralizzazione dell’acufene e della sua cronicizzazione. Se il paziente mostra queste reazioni disfunzionali, la risposta alla sua domanda è decisamente affermativa. Occorre però aiutare il paziente a distrarre la mente dal sintomo, spiegandogli in dettaglio il problema dal punto di vista neuroscientifico, e quali sono i pensieri, le emozioni e i comportamenti che lo alimentano. Nei casi più impegnativi, la psicoterapia cognitivo-comportamentale – che utilizziamo nella mia équipe di lavoro – può integrare proficuamente l’agopuntura. Nel caso non vi sia un’evidente condizione di ansia o di stress, la risposta all’agopuntura sarà probabilmente meno brillante, e l’agopuntura dovrà probabilmente integrarsi con altre tecniche come quelle di “mascheramento” dell’acufene. Quest’ultima tecnica, per i curiosi, consiste nell’esposizione ad un suono neutro che non disturba il soggetto e che riesce a neutralizzare l’acufene, portandolo in sottofondo. Con il tempo, le aree del cervello iperattive si calmano, e l’acufene perde per così dire la sua potenza.

In conclusione…

L’agopuntura è una terapia ragionevole per l’acufene, esercitando una potente azione di neuromodulazione. Nello specifico, le evidenze scientifiche supportano il suo utilizzo soprattutto quando l’acufene si associa ad una condizione di ansia e/o stress. Anche nelle altre situazioni può essere utile, in associazione ad altre tecniche come quelle di mascheramento.

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