Dieta a basso indice glicemico

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La glicemia e l’insulina
La glicemia indica la concentrazione degli zuccheri nel sangue. Dopo i pasti la glicemia aumenta fisiologicamente per effetto dell’introduzione degli zuccheri che entrano nel circolo sanguigno. Alti livelli di glicemia sono tuttavia “tossici” se si mantengono troppo a lungo, per cui esiste un ormone, l’ insulina, che entra in azione per abbassare la glicemia, spostando gli zuccheri dal sangue all’interno delle cellule, dove possano essere utilizzati per produrre energia.

L’indice glicemico
Ogni cibo influisce in modo diverso sulla glicemia: alcuni tendono ad aumentarla in modo rapido e cospicuo, altri la innalzano più lentamente e in modo meno marcato.

Queste proprietà dei cibi dipendono da alcuni fattori:
– da quanti zuccheri possiede un determinato cibo. Ad esempio i dolci contengono molti zuccheri
– da quanto grande è la porzione di un determinato alimento che introduciamo; un conto è mangiare una caramella, un conto mangiarne un etto
– dalle modalità di cottura di un alimento, ad esempio la pasta. La pasta cotta “al dente” rilascia i suoi zuccheri molto più lentamente rispetto ad una pasta “scotta”, determinando aumenti di glicemia più rapidi e più marcati
– dalla composizione di un detrminato cibo. Sempre riferendoci alla pasta, quella integrale rilascia gli zuccheri in modo più graduale, causando un minore innalzamento della glicemia.

Nel’individio sano, che non ha il diabete, gli aumenti della glicemia sono tuttavia frenati dall’azione dell’insulina, per cui difficilmente la glicemia raggiungerà livelli tossici. Il problema è invece un altro, l’aumento dell’insulina. L’insulina viene infatti degradata molto lentemente dal nostro organismo, e persiste per ore nel sangue, esercitando effetti negativi su esso.

Definiamo cibi ad alto indice glicemico quelli fanno produrre molta insulina; a basso indice glicemico quelli che invece ne fanno produrre poca.

Effetti negativi dell’insulina
L’insulina, restando più del dovuto nel sangue, causa dei cali della glicemia improvvisi: se in un primo momento i cibi ad alto indice glicemico ci fanno sentire sazi, dopo poco tempo fanno tornare la “fame”. E’ come se improvvisamente venisse “staccata la spina”, con un calo improvviso delle forze, difficoltà a concentrarsi, sonnolenza. Si ricorre quindi a nuovi piccoli pasti o snacks per lenire tali sintomi.

Questa condizione, chiamata iperinsulinemia, è una dei principali motivi per cui si aumenta di peso. Oltre che favorire l’aumento di peso, l’insulina in eccesso ha effetti negativi soprattutto sull’apparato cardiovascolare. In primo luogo aumenta la pressione arteriosa. In secondo luogo infiamma le pareti dei vasi e rende il sangue al loro interno più denso, favorendo la loro ostruzione. Anche altri organi risentono dell’effetto pro-infiammatorio dell’insulina, con produzione dei famosi “radicali liberi” che ossidano e fanno invecchiare le cellule.

L’aumento dell’insulina causa inoltre un aumento dei trigliceridi e del colesterolo, che si accumulano anche nel fegato causando la famosa steatosi (fegato grasso).

Dieta a basso indice glicemico
E’ quindi importante limitare il più possibile la produzione di insulina, ed i suoi effetti negativi sull’organismo. Questo risultato può essere conseguito attraverso una dieta a basso indice glicemico, basata sull’assunzione di cibi che cedono “lentamente” i loro zuccheri al sangue.

I cereali integrali ad esempio sono a basso indice glicemico, in virtù del loro alto contenuto di fibre. Anche il riso integrale è a basso indice, mentre quello raffinato possiede un alto indice glicemico. Le patate sono ad alto indice glicemico, a meno che non vengano cotte con la buccia.

Abbinando ai cereali le verdure, è possibile ridurre il loro indice glicemico. La cottura “al dente” riduce anch’essa l’indice glicemico dei cibi, rispetto alla cottura prolungata.

Occorre limitare il più possibile i cibi ad “alto indice glicemico”, che causano repentini e cospicui picchi di glicemia (con conseguente aumentata produzione di insulina): dolci, bevande dolcificate, patatine fritte ed altri snack.

Infine una particolare attenzione va rivolta ai cibi che causano un’aumento della glicemia che tende a perdurare nel tempo, con un’iperinsulinemia altrettanto prolungata: la pizza ad esempio.

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