Cefalea tensiva: l’agopuntura modula le risposte di stress

CEFALEA TENSIVA, STRESS E AGOPUNTURA

Due sono le parole chiave che dobbiamo tenere a mente quando parliamo di cefalea tensiva: stress e tensione. Infatti chi ne soffre generalmente lamenta elevati livelli di stress in ambito lavorativo, familiare o esistenziale in senso lato; alcuni sono particolarmente sensibili agli effetti dello stress, sin dall’età precoce, probabilmente anche per ragioni di tipo genetico. Come abbiamo detto ripetutamente nelle pagine dedicate, lo stress non è in sé patologico, rappresentando una risposta di tipo adattativo dell’organismo ad uno stimolo nuovo; lo diventa se si protrae nel tempo, se non riusciamo ad adattarci alla nuova situazione sviluppando le adeguate strategie di problem solving, e solo allora parliamo di distress. Lo stress patologico altera in modo profondo il funzionamento dell’organismo, ed in particolare del sistema nervoso, portando ad un incremento dell’attività eccitatoria del simpatico a scapito dell’attività calmante del parasimpatico. Se si protrae nel tempo, la fase di eccitazione simpatica si esaurisce, e subentra un quadro più serio, dove le difese immunitarie dell’organismo si riducono drasticamente, il tono dell’umore si abbassa, il ritmo sonno-veglia si altera, compare un profondo stato di spossatezza, si hanno turbe della memoria, e molti apparati come quello cardiovascolare possono ammalarsi. La tensione è l’altro aspetto importante nella genesi del mal di testa, ed è legato, almeno in parte, all’attivazione della reazione di “lotta-fuga” insita negli stati di stress e di ansia: come nel mondo animale, la potenziale minaccia mette in tensione i muscoli tra cui quelli del collo e del capo, producendo dolore: questo meccanismo svolge un ruolo importante soprattutto nella cefalea tensiva di tipo episodico legata al riacutizzarsi degli stati di stress e ansia. Vediamo in dettaglio come e perché si sviluppa la cefalea tensiva, e soprattutto perché l’agopuntura rappresenti una cura davvero efficace, attraverso la sua capacità di neutralizzare lo stress e le tensioni.

DALLO STRESS ALLA CEFALEA TENSIVA: UNA CATENA CHE PUO’ ESSERE SPEZZATA

Innanzitutto lo stress patologico determina una contrazione dolorosa dei muscoli del collo e del capo, nonché delle loro fasce, dove sono localizzati i recettori del dolore (nocicettori). Lo stress altera poi l’equilibrio tra il sistema simpatico e parasimpatico: poiché le terminazioni nervose di questi due sistemi entrano a stretto contatto con i vasi delle meningi, regolandone il grado di pervietà, non deve stupire che in condizioni di stress vi sia un’alterazione della circolazione di sangue nelle meningi. Il cervello non è dotato di strutture che possono causare dolore, ma i vasi delle meningi sì, per cui una dilatazione può ad esempio stirare i recettori del dolore situati nelle loro pareti e scatenare il dolore. Vi è poi il sistema trigemino-vascolare di cui abbiamo parlato a proposito dell’emicrania, una fitta rete di terminazioni nervose appartenenti al quinto paio di nervi cranici – il trigemino – che avviluppa i vasi delle meningi. In presenza di alti livelli di stress, vi può essere una “sensibilizzazione” di tutte le strutture del collo e del capo, in particolare dei muscoli, per cui le sollecitazioni di tali strutture – normalmente indifferenti – associate alle consuete attività quotidiane,  generano un’esagerata attività del sistema trigemino-vascolare, con dolore. Lo stress, l’ansia e la depressione alterano poi la soglia del dolore del sistema nervoso centrale, portando a percepire più facilmente gli stimoli dolorosi. Abbiamo quindi una sensibilizzazione “periferica” (muscoli del collo) ed una sensibilizzazione “centrale” (cervello).

STRESS CRONICO E STATO INFIAMMATORIO NELLA CEFALEA TENSIVA

Lo stress cronico è anche capace di indurre un persistente aumento di rilascio di un importante neurotrasmettitore, il glutammato, che legandosi ai recettori NMDA può indurre un’eccessiva reattività dei neuroni: una sorta di incendio nel cervello. In particolare, tale reazione comporta un aumento del NFkB, che a sua volta attiva specifici geni: il risultato finale è il rilascio di ossido di azoto ( NO) e prostaglandine E2. NO è un potente vasodilatatore delle strutture intracraniche, ed è quindi in grado di stimolare i nocicettori delle meningi, mentre le prostaglandine promuovono uno stato infiammatorio a livello dei neuroni, rendendoli ipereccitabili. Questi meccanismi sono rilevanti soprattutto nella cefalea tensiva ricorrente e cronica.

AGOPUNTURA E CEFALEA TENSIVA

L’agopuntura influenza favorevolmente tutti i meccanismi implicati nella cefalea tensiva. Innanzitutto elimina lo stress acuto, e previene la sua evoluzione a stress cronico. Poi ristabilisce un corretto equilibrio tra sistema simpatico e parasimpatico, oltre che normalizzare il sistema trigemino-vascolare. In aggiunta svolge un’azione antidolorifica diretta, e anche indiretta, alzando la soglia del dolore, e potenziando l’efficienza dei circuiti cerebrali che inibiscono il dolore. Non meno importante è ancora il potente effetto decontratturante a livello della muscolatura e delle relative fasce. A livello molecolare l’agopuntura riduce i livelli delle sostanze pro-infiammatorie, come il NFkB, l’ossido di azoto e le prostaglandine di tipo 2. Infine gli effetti ansiolitici ed antidepressivi contribuiscono in misura rilevante a eliminare il problema della cefalea tensiva.

 

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