AGOPUNTURA NELLA MALATTIA DI PARKINSON

 

PARKINSON: DALLA DIAGNOSI ALLA CURA

La malattia di Parkinson è una patologia neurologica degenerativa che colpisce specifici circuiti che regolano i movimenti. Ad essere lese non sono però le vie che governano in modo diretto e volontario il movimento – chiamate vie piramidali – ma la substantia nigra (sostanza nera) ed altre aree deputate al controllo involontario del movimento, denominate vie extrapiramidali. Il problema lamentato dai pazienti non riguarda quindi i movimenti sotto il diretto controllo della volontà, bensì quelli involontari; infatti i sintomi che caratterizzano il quadro patologico sono il tremore a riposo, la povertà dei movimenti (bradi-acinesia) e la rigidità degli arti (ipertono muscolare), nonché la cosiddetta “facies amimica”, cioè l’inespressività del volto. Anche la postura del parkinsoniano è profondamente alterata, sia in condizioni di riposo che durante l’esecuzione dei movimenti e la deambulazione, dove scompare il caratteristico “pendolamento” degli arti. La terapia farmacologica consente oggi di controllare la malattia per molti anni, ma le cure farmacologiche non sono scevre da pesanti effetti collaterali, per cui l’affiancamento di una cura naturale come l’agopuntura per un miglior controllo dei sintomi, o anche per ridurre la posologia dei farmaci e quindi gli effetti collaterali, deve essere fortemente incoraggiata. Ci sono evidenze di efficacia dell’agopuntura nel Parkinson? Si tratta di una terapia sicura? Ecco uno studio importante che cerca di far luce su questi interrogativi.

L’agopuntura nel Parkinson: come può essere studiata?

Lo studio di Li Z, Cheng J et al, pubblicato nel 2018, ha preso in esame quarantuno pazienti affetti da Morbo di Parkinson con tremore, assegnandoli in modo casuale al gruppo “agopuntura vera” chiamato TAG (n=14), al gruppo “agopuntura sham” chiamato SAG (n=14) e ad un gruppo lista d’attesa chiamato WG (n=13). Una precisazione sul gruppo sham: si tratta di un’agopuntura “finta”, praticata cioè su punti che secondo la Medicina Cinese non sono posti sui meridiani e non hanno alcuna presunta azione sul Parkinson. Tutti i pazienti hanno assunto Levodopa per 12 settimane. I pazienti del gruppo TAG sono stati sottoposti ad agopuntura nei punti GV20, GB20 e nella zona di craniopuntura “Chorea-Tremor Controlled”: il lettore deve sapere che i punti GV-20 e GB-20 esercitano potentissimi effetti neurologici, rimuovendo in particolare il “vento” che secondo la medicina cinese è causa del tremore, così come i punti di craniopuntura posizionati per l’appunto a contatto con il cranio. I pazienti del gruppo SAG sono stati invece sottoposti ad agopuntura sham, come detto sopra, ed infine quelli del gruppo WG non sono stati sottoposti ad alcuna agopuntura fino a 12 settimane dopo il termine dello studio. Prima e dopo il trattamento sono stati calcolati i punteggi di alcune scale, la scale II (attività della vita quotidiana), la scale III (attività motoria) e quella chiamata UPDRS (Unified Parkinson’s Disease Rating Scale); sono state inoltre acquisite immagini di Risonanza Magnetica funzionale per lo studio in vivo del cervello (fMRI). Ecco i risultati.

Parkinson: cosa aspettarsi dall’agopuntura?

Solo l’agopuntura “vera” (non quella sham) ha migliorato i punteggi relativi alla scale II, alla scale III e alla scala UPDRS nei pazienti affetti da Morbo di Parkinson con tremore. L’agopuntura ha inoltre effetti specifici sulle vie cerebro-cerebellari, deputate al controllo involontario del movimento. Anche altre aree del cervello sono state attivate in modo significato dall’agopuntura, soprattutto un circuito molto importante chiamato “default mode network” (DMN), le aree visive e l’insula, mentre la corteccia prefrontale (PFC) ha presentato una diminuzione significativa della sua attività dopo l’agopuntura. In conclusione il cervelletto, il talamo e la corteccia motoria, che costituiscono il circuito cerebello-talamo-corticale (CTC) sono stati modulati dalla stimolazione dell’agopuntura ed hanno ridotto il tremore nei pazienti affetti da Morbo di Parkinson. Anche la regolazione di alcune aree cognitive del cervello per effetto dell’agopuntura, come la DMN, le aree visive, l’insula e la PFC, contribuiscono a migliorare i movimenti e le attività quotidiane dei pazienti.

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